Enrico Masi presenta: Terra Incognita
Enrico Masi incontra il pubblico del PostMod per presentare il suo 'Terra Incognita'
Nel raccontarvi la serata di giovedì 30 gennaio vogliamo partire dalla fine.
In particolare dalla domanda che ha concluso il lungo e partecipato dibattito avvenuto al termine della proiezione del film-documentario ‘Terra Incognita’, alla presenza del regista Enrico Masi e del presidente di Legambiente Maurizio Zara, in dialogo con Simone Rossi.
La domanda: “Perché il titolo Terra Incognita?”.
“Terra Incognita” spiega il regista Enrico Masi “è un’espressione latina, che in italiano suona in modo analogo. E’ l’espressione tecnica che veniva usata dagli antichi cartografi per indicare un luogo ancora inesplorato.” Masi spiega anche che la sua Terra Incognita non è solo un luogo misterioso e sconosciuto geograficamente parlando. La Terra Incognita che ha immaginato si configura ed estende anche sull’asse temporale. Il film infatti, pur essendo ambientato nel presente, si muove tra due realtà e due modi di vivere che incarnano idealmente il nostro passato e il nostro futuro, o una possibilità di esso. Grazie al film seguiamo infatti le giornate di un nucleo familiare composto da sei persone che vive senza elettricità e contatti umani in una remota valle alpina; parallelamente al di là delle Alpi, in Francia, la costruzione di ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), laboratorio internazionale di avanguardia dove si cerca di riprodurre l’energia solare sulla Terra attraverso fusione nucleare. Attraverso le immagini e le voci dei suoi protagonisti, il film distingue e riunisce due esperienze opposte ed utopiche, ma non necessariamente estranee, avvicinate dalla comune necessità di reperire energia pulita e sostenibile.
Ma se l’associazione passato-neorurale e futuro-nucleare sembra quella più scontata, subito il regista infonde il suo dubbio agli spettatori: “Siamo sicuri che sia l’esperienza neorurale sia solo il nostro passato?”
Ed infatti, nel corso del film le due realtà s’intrecciano e la narrazione, che in un primo momento potrebbe apparire binaria, si configura come triangolare. A legare le esperienze di un presente di profonda transizione energetica è la voce narrante, una voce cosmica, che appartiene al naturalista, scienziato e viaggiatore dell’Ottocento, Alexander von Humboldt, autore dell’ opera ‘Kosmos’. “Humboldt è stato per noi congiunzione di scienza e natura, fondatore del racconto scientifico, viaggiatore moderno, poliglotta, spirito del più alto momento illuministico prima della generale restaurazione positivista” dice Enrico.
Ma l’aspetto che ha destato più curiosità è stato quello che riguarda il modo in cui il regista è venuto a conoscenza della famiglia protagonista e del rapporto che si è creato con essa. Masi ha spiegato che il film è nato con la volontà di affrontare la questione ambientale e che la scoperta e l’ideazione dei due soggetti (famiglia e ITER) sono venuti solo in un secondo momento, nati dalla necessità di trovare un corpo, o più corpi, che incarnassero le sue idee, rendendole così tangibili. Così, all’osservazione della transizione energetica post-atomica si è sovrapposta negli anni una più ampia riflessione sul vivere umano, sul rapporto tra uomo, natura e progresso tecnologico. Si tratta quindi di un film topic driven in cui i personaggi sono arrivati tempo dopo.
“La famiglia è arrivata quasi per caso, dopo una x segnata su una mappa e una scalata di quaranta minuti a piedi, la prima volta. Dopo quella, tante altre salite e discese, per una permanenza totale di 45 giorni, in convivenza con la famiglia” dice il regista.
Dal dialogo con Enrico è emerso chiaramente che Terra Incognita, prima della realizzazione cinematografica, è stata uno sforzo collettivo e di una ricerca durato sette anni. Proprio per questo attraverso il documentario Enrico Masi non ha cercato di dare risposte definitive. Ha mostrato ciò è stato capace di intravedere attraverso la sua cinepresa, attraverso anni di studio, incontri e approfondimenti. Lo scopo di Enrico era creare spazio per un dibattito, mostrarci una terra, la nostra, ma anche un luogo dove le energie creative dell’umanità e quelle sperimentali della scienza si uniscono, nell’ignoto spazio del futuro.
E secondo noi, ci è riuscito.
Il report fotografico della serata è di Giacomo Ficola