Natale fuori orario
Il Natale del decennale lo festeggiamo con Vinicio Capossela, solo per un giorno al PostMod
“Il tempo delle feste è un tempo circolare. Siamo in un eterno presente che, per dirla con Dickens, evoca il fantasma dei natali passati”. Tra festa e malinconia, tra la gioia del celebrare e il celebrarsi che si consuma, Capossela ha parlato al microfono come dentro una sua canzone, bisbigliando le sue elucubrazioni, aprendo meravigliose parentesi di stratificazioni. “Il titolo dell’album è un omaggio a mio padre e a un suo biglietto nel quale si riferiva così alla Schützenfest di Hannover, una storpiatura. Si tratta di un festival dove si beve molto e la musica non vale nulla. In pratica la storia della mia vita. Nel momento in cui ho deciso di incidere un disco con le mie versioni preferite di canzoni delle festività non ho saputo trovare un titolo migliore di questo, allo stesso tempo così personale e così aperto a una celebrazione collettiva”.
Sabato 28 dicembre, dentro al cuore della festa. Vinicio Capossela è venuto a raccontarci il suo Natale fuori orario, summa di oltre venti anni di concerti celebrati in quel di Taneto, Reggio Emilia, nel locale di di Frankie “la luce” (franchino per chi lo conosce) immortalati dalla camera – ora nascosta, ora pienamente esposta – dell’amico di sempre Gianfranco Firriolo, già sodale del precedente doc on the road La faccia della terra uscito in occasione dell’album Da solo.
Vinicio avrebbe suonato, da qui a qualche ora, alla Città della Domenica: Conciati per le feste è il titolo del tour che porta a spasso il nuovo album Sciusten festen n.1965 atto d’amore per un periodo dell’anno che da sempre lo stimola e ispira se è vero come è vero che già nel lavoro d’esordio la traccia numero 4 era Christmas song e più o meno attaccava così “Sta piovendo sulle luci/Della strada/Accendono i lampioni è tempo/Di Natale”.
Vinicio allora avrebbe salutato il nostro pubblico prima del film e poi sarebbe volato via, ma poi la macchina che lo sta portando a Perugia ha qualche problema, si accumula il ritardo, il film parte e lui decide di intervenire alla fine della proiezione. Immaginiamo un quarto di dibattito e invece restiamo in sala per quasi un’ora.