Silvia Luzi, Luca Bellino e Marianna Fontana presentano: Luce

I registi Silvia Luzi e Luca Bellino presentano Luce con la protagonista Marianna Fontana

Silvia Luzi, Luca Bellino e Marianna Fontana presentano: Luce

“Tra sogno e necessità”. Silvia Luzi, Luca Bellino e la protagonista Marianna Fontana hanno portato Luce al Postmodernissimo, una sera d’inverno di gennaio. Una storia che in totale continuità col loro esordio (Il cratere, anno 2017) racconta una ribellione, il desiderio di sovvertire un destino predeterminato, la volontà fortissima di seguire una voce.

 

“Tu mi devi ascoltare/tu mi devi parlare” impera l’uomo al telefono (l’attore dietro la voce è Tommaso Ragno), il padre (?) chiuso in carcere, che da lontano prova a dare motivazione e conforto alla ‘ragazza senza nome’ della fabbrica, chiusa in un’alienazione che ne deforma speranze e desideri, dentro una solitudine che i due registi restituiscono visivamente braccando la loro preda, stringendo la mdp sul suo corpo, sul suo volto, e sfocando tutto il resto, quel mondo che è, a sua volta, una prigione.

Il report fotografico è di Eros Pacini

 

Marianna Fontana racconta il suo personaggio: “Ho lavorato tre mesi in fabbrica per cercare di dare una verità al mio ruolo. Un’occasione irripetibile che non capita praticamente mai. Sicuramente è stata un’esperienza fisicamente faticosa: entri col buio ed esci col buio, le mani erano bruciate, le gambe pesavano. Con Silvia e Luca abbiamo provato tanto, girando intorno alle sfumature, all’arcobaleno di emozioni che avrei dovuto incarnare. Il risultato è stato che quando poi ho avuto la sceneggiatura, circa un mese prima delle riprese, ho avuto la sensazione di leggere un libro che già risuonava in me, già conoscevo il personaggio: senza nome perché privo di un’identità definita, in cerca della sua luce”.

 

“La fabbrica che noi rappresentiamo è un luogo di lavoro dove non c’è più la possibilità di una coscienza di classe. Per questo, carcere e fabbrica si somigliano così tanto”, sottolinea Silvia Luzi, “il nostro documentario del 2012 Dell’arte della guerra che raccontava la lotta operaia della Innocenti di Milano e che diede il via a una estate di gente che saliva sui tetti per manifestare è lontano anni luce. Tutto è cambiato, era davvero un’altra generazione”.

 

“Il nostro modo di girare, la nostra idea di cinema, tenta di mettere in moto tutti i sensi dello spettatore. E quel fastidio che provoca il primo e primissimo piano è qualcosa che cerchiamo, che vorremmo si rispecchi dallo schermo alla sala. Così che in qualche modo lo spettatore viva lo stesso fastidio che vive il personaggio e possa comprendere le ragioni delle scelte che compie”, risponde Luca Bellino a uno spettatore colpito dalla sensazione d’oppressione della visione. “Sappiamo quanto sia rischioso e talvolta respingente. E forse per questo crediamo in film che durino al di là della visione. Per creare un ponte: la vita che abbiamo succhiato a Marianna sul set l’abbiamo succhiata un po’ anche a voi qui presenti, stasera”.

 

Luce è il racconto del tentativo di un cambiamento. Che usa i dispositivi tecnologici (ne Il cratere erano le camere a circuito chiuso, qui è l’azione di un drone) per costringerci a uno sguardo ulteriore, non come in uno specchio, ma più in profondità, nello spazio destabilizzante, lynchiano, dell’io fuori da sé. Che fa della musica, della colonna sonora, fatta di pezzi iconici, talvolta pop, passaggi da balera e cha cha cha un elemento organico della narrazione: “Noi scriviamo con accanto il sound designer, per noi è fondamentale. Crediamo che tutto abbia un suono: il rumore di fondo della fabbrica è una canzone”.

 

L’omaggio finale è al compianto cantautore Gianmaria Testa, storico amico di Luzi e Bellino, le cui canzoni chiudono ogni opera dei registi. “In lui troviamo sempre una chiave che ci aiuta a raccontare le nostre storie”: Un transatlantico di carta ti regalerò/Quando dovrai partire/E un capitano con le mani lo navigherà/Da questo ad un altro mare/Un transatlantico di carta ti regalerò/E un aeroplano a vela/Ed un pilota con gli occhiali lo piloterà/Da questo a un altro cielo

Come dentro una ninna-nanna, perché in fondo Luce è una favola. 

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