Divorzio all’italiana
Commedia | Italia | 1961 | 105 min | TDivorzio all'italiana. Pietro Germi imbastisce un feroce atto d’accusa nei confronti di una pratica medioevale allora ‘tollerata’ dal nostro codice penale, il delitto d’onore. Con tre nomination e un Oscar per la miglior sceneggiatura, divenne un successo internazionale ispirando il nome del filone della commedia all’italiana.
Ad Agramonte, in Sicilia, vive il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefè. Coniugato da dodici anni con l'assillante Rosalia per la quale non nutre più alcun trasporto, si innamora di una cugina, Angela, di anni sedici. La legge italiana non ammette ancora il divorzio, ma esiste il delitto d’onore. Così Fefé ci prova, cercando alla moglie un amante per poi poterla sorprendere nell’atto del tradimento, eliminare, e dopo aver scontato la lieve pena prevista dall’ordinamento, convolare a nozze con Angela.
«Germi era molto bravo nella conduzione degli attori. Non parlava mai, ma quando era al dunque spiegava molto bene quello che voleva. Era un grosso, grosso regista, e non lo dico per fare il cantico alla sua memoria. Aggiungo, anzi, che magari ne avessimo avuti di registi come lui e ne avessimo ancora! Perché la sua prima, grande qualità era quella di non volere essere a tutti i costi l’artista, quello che dice sempre qualche cosa di nuovo, e di essere invece un serio realizzatore di storie comprensibili ai più. Che poi erano fatte da un professionista che conosceva molto bene il suo mestiere. Oggi un regista come lui sarebbe una salvezza per il nostro cinema. Senza volare, senza fare cinema di ricerca, Germi raccontava storie che mica erano uno scherzo, e spingeva duro perché, per esempio, Divorzio all’italiana fu un film molto preciso, quando qui di divorzio ancora non se ne parlava proprio. E fare un film in cui si dimostrava che da noi per divorziare uno poteva solo sopprimere la moglie non era tanto facile. Anche se è errato definirlo un’invenzione, il tic del barone Cefalù l’ho inventato io. La faccenda è andata così. Germi aveva dei problemi con le gengive, quindi storceva sempre la bocca per stuzzicarsele con le labbra e la lingua. I tic, come lo sbadiglio, sono contagiosi, e così un giorno mi sorpresi a fare la sua stessa mossa, tanto che lui si urtò e mi chiese se lo stavo prendendo in giro. Mi scusai, dissi che non ne avevo nessunissima intenzione, gli spiegai come avvenivano queste cose e aggiunsi anche che avevo pensato che questo barone magari poteva avere una carie. E allora lui volle che lo rifacessi, e dopo me lo fece fare per tutto il film.» - Marcello Mastroianni
Festival e Riconoscimenti
. Oscar Migliore sceneggiatura originale
. Golden Globe Migliore film straniero
. Golden Globe Migliore attore