Il complotto di Tirana
Documentario | Italia | 2024 | 71 min | T
Metti insieme dei nomi che fanno parte di un sistema, quello dell'arte, consolidato, basato su regole proprie, ma che in qualche modo funzionano. Un sistema che crea idee, immaginari, pensieri che cercano di fare il punto su situazioni complesse, ponendo lo sguardo su tematiche sociali, politiche, umane.
Il complotto di Tirana è un racconto che parte da questi presupposti che, in maniera quasi analitica, vengono scardinati attraverso una boutade pensata nel tempo che coinvolge alcuni protagonisti del mondo dell'arte visiva italiana.
Giancarlo Politi, il fondatore di Flash Art, la rivista italiana e internazionale che dal 1967 ha fatto la storia e le storie dell'arte contemporanea insieme alla moglie Helena Kontova, nel 2000 invita il fotografo Oliviero Toscani a curare una sezione della prima edizione della Biennale d'arte di Tirana.
Il progetto di una Biennale nella capitale albanese naturalmente rappresentava un segnale, da parte del mondo della cultura, importante sotto i diversi aspetti che sarebbero stati toccati grazie alle visioni degli artisti invitati. Tematiche estetiche e socio-politiche delicate in un luogo che sarebbe stato, per il periodo della kermesse, un crocevia sicuramente molto osservato, chiacchierato e criticato.
Chiamare Toscani, il fotografo provocatore per eccellenza, colui che, negli anni ottanta, cercò di sovvertire dei sistemi estetici ed etici trattando, in maniera molto diretta, mai velata e a volte volutamente volgare, temi legati agli stereotipi di genere, di razza, contro quel bon ton della società italiana borghese, era chiaramente un atto provocatore da parte del direttore di Flash Art. I due, oltretutto, non si amavano particolarmente, poiché Politi nella sua lista degli attori dell'arte (lista sacralmente seguita da tutto il sistema) aveva inserito Toscani tra gli ultimi posti.