Kapò
Drammatico | Italia | 1690 | 118 min | TKapò. Scampata alla morte, facendosi passare per criminale comune, in un campo di lavoro tedesco in Polonia orfana ebrea diventa kapò, cioè caposquadra-aguzzina delle sue compagne, aizzata alla ferocia dalla logica spietata del lager. L'amore per un prigioniero russo la redime. Frutto di un impegno austero (scritta dal regista con Franco Solinas) e delle buone intenzioni, questa parabola sulla degradazione e sulla distruzione della dignità nei lager nazisti svicola nella 2ª parte verso la demagogia sentimentale di una storia di amore, redenzione e morte e nella bravura effettistica e ostentata della carneficina finale trasformando una tragedia in un mediocre melodramma. Diede origine a una violenta stroncatura, intitolata "De l'abjection", di Jacques Rivette (Cahiers du Cinéma n. 120, giugno 1961) che rimproverò al regista, in particolare, la carrellata in avanti per inquadrare il cadavere della Riva, suicida sul filo spinato elettrificato. Quella polemica recensione fu lo spunto, trent'anni dopo, per un saggio del critico Serge Daney. Nastro d'argento 1961 per Didi Perego, attrice non protagonista.