di Noah Baumbach

Mistress America

Drammaticoa | USA | 2015 | 84 min

Mistress America. Tracy Fishko, matricola al college, si è trasferita a New York e ha lasciato indietro un padre defunto e una madre in procinto di risposarsi. Mentre sogna di entrare in un prestigioso circolo letterario e di innamorare il nerd della porta accanto, conosce Brooke, la sorellastra che la madre le ha consigliato di contattare per sopravvivere alla metropoli. Rapita dall'entusiasmo e dalla dinamicità di Brooke, Tracy cambia passo e ritmo, lasciandosi coinvolgere dalla vita della giovane donna che sogna, tra le altre cose, di aprire un ristorante 'familiare' a Williamsburg. Se Brooke ha bisogno di soldi per realizzare il suo progetto, Tracy ha bisogno di Brooke per scrivere il racconto della vita. Amica e musa logorroica, offre suo malgrado a Baby Tracy la storia per accedere al circolo. Ma la realtà qualche volta è difficile da cogliere ponendo un abisso di interpretazioni. Interpretazioni a cui Brooke è irriducibilmente resistente.

Come si accordano vita e finzione? Possono essere manipolate per girare un film o per scrivere un racconto? Noah Baumbach riespone le istanze del film precedente (Giovani si diventa) e gira una commedia amicale interpretata con slancio inarrestabile da Greta Gerwig e Lola Kirke, ostinate a cercare il loro posto e a pretendere la felicità che meritano come in un racconto rohmeriano. Piene di un'incompletezza più sociologica che generazionale, quella della precarietà e della difficoltà a entrare nella loro età adulta, Brooke e Tracy hanno imparato ciascuna a suo modo e ciascuna secondo i propri anni a indossare in qualunque circostanza la maschera da vincenti. Un trucco che gli permette di incassare i colpi della vita con un vigore toccante, libere di mentire e di mentirsi.

Sedotto da una giovinezza, che qualche volta umilia e qualche altra salva, Baumbach chiama ancora una volta alla sbarra d'appello le nuove generazioni e chiude un'ideale trilogia della giovinezza cominciata con Frances Ha e continuata con Giovani si diventa. Commedie scritte a quattro mani con la sua giovane compagna Greta Gerwig, presunto punto di partenza di riflessioni sulla dissonanza tra le età. Mistress America aggiorna la materia di Giovani si diventa, abbassa i toni del confronto generazionale e ridimensiona il numero dei personaggi, che scendono da quattro a due: Brooke che (si) ripete di voler aprire un ristorante ma non arriva mai a concludere come il 'documentario sull'America' di Ben Stiller, Tracy che cova l'ambizione sotto la nerditudine ma la pratica con più sottigliezza del giovane documentarista di Adam Driver.

Se tradizionalmente sono i vecchi a vampirizzare i giovani, Baumbach inverte il movimento e racconta una storia che prevede di nuovo l'impiego da parte del personaggio più giovane di tutti i mezzi per arrivare ai fini (i propri). Nella vita come nella finzione letteraria che Tracy mescola con disinvoltura su un quaderno, catturando accanita, e senza porsi delle questioni, tutto quello che Brooke dice, tutto quello che Brooke incomincia (senza finirlo mai). Un film fa era unzoom a sollevare un affaire morale e a rivelare la malafede del giovane di Adam Driver, a questo giro e lontano da New York, è un racconto trafugato da una fidanzata gelosa a smascherare Tracy, che ha saccheggiato la vita della sorellastra facendone un ritratto decadente e inconcludente in odore di estinzione. Ancora una volta è un incontro a innescare il carburante e a produrre i segni di un'ammirazione reciproca, nondimeno Mistress America segnala scarti di età, qui inferiore ai vent'anni, e di carattere. Brooke non è in fondo la stronza che sembra essere, Tracy da par suo non è il vampiro che ha rivelato di essere. Tracy prova un'ammirazione sincera per Brooke, diversamente dal 'debuttante' di Adam Driver che si presenta al 'vecchio' Ben Stiller come inscenato ammiratore.

Ritrattista tragi-comico, affilato e verboso alla maniera della sua musa, Noah Baumbach firma un nuovo faccia a faccia mimetico tra due generazioni, in cui ciascuna sembra volere qualche cosa dall'altra dentro un malinteso generale. Se i toni passivo-aggressivi sono ereditati dal cinema europeo e le figure maschili dallo schlemiel ebreo di Woody Allen, i personaggi femminili trovano ragione e incarnazione in Greta Gerwig, attrice iper-contemporanea e pienamente rétro, capace di catturare lo spirito di un'epoca e di imporre, dai tempi di Frances Ha, una nuova maniera di essere al mondo. Una maniera che fluttua senza affondare, che non smette di traslocare, in una casa più grande o in un quartiere più alla moda, che si inventa senza bisogno di una storia d'amore, perché le infatuazioni si inseriscono in un contesto relazionale e immaginario più grande, dove alla fine a contare di più sono l'amicizia, il gruppo, la scoperta del mondo. Eludendo sempre lo scoglio del cinismo e diffondendo le sue commedie di note leggere ed etnografiche, Baumbach dona ogni volta una ragione e una chance ai suoi personaggi patologicamente felici e latori di un hipsterismo trionfante. Forse un nuovo umanismo

Dettagli

Titolo Originale
Mistress America
Anno
2015
Regia
Noah Baumbach
Durata
84 min
Genere
Drammaticoa
Distribuzione
20th Century Fox
Colore
colore
Cast
Greta Gerwig, Lola Kirke, Heather Lind, Michael Chernus, Cindy Cheung

Trailer

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