Nancy
Drammatico | USA | 2018 | 85 minNancy. Premiato al Sundance Film Festival. Confondendo i contorni tra realtà e finzione, Nancy si convince sempre più di essere stata rapita da bambina. Quando incontra una coppia la cui figlia è scomparsa da trent'anni, alcuni ragionevoli dubbi la porteranno a credere di essere lei la loro bambina, lasciando che i sentimenti prevalgano sulla ragione.
Diretto e sceneggiato da Christina Choe, Nancy è uno psicodramma provocatorio sull'amore, sull'intimità, sulla fiducia e sulla sfuggente natura della verità. Al centro della storia vi è Nancy, un'impostora seriale che si è sempre trovata a suo agio assumendo identità e personalità false. Così facendo, ha iniziato a confondere la realtà con la finzione e a non capire più chi è realmente. Accecata dalla morte della madre e di fronte al rifiuto di qualcuno per cui prova interesse sentimentale, Nancy vede la sua esistenza cadere lentamente a pezzi. Quando poi incontra una coppia la cui figlia è scomparsa trent'anni prima, Nancy si convince giorno dopo giorno che gli sconosciuti siano i suoi veri genitori. Man mano che il legame tra loro si consolida, ragionevoli dubbi cominciano a farsi strada mettendo da parte i sentimenti per lasciare posto alla razionalità.
Con la direzione della fotografia di Zoe White, le scenografie di Charlotte Royer, i costumi di Tere Duncan e le musiche di Peter Raeburn, Nancy è stato così presentato dalla regista: "Sono sempre stata affascinata dalle zone grigie del nostro cervello in cui realtà e fantasia si sovrappongono e da come siamo soliti distorcere e allungare le verità per creare avvincenti narrazioni personali. Nancy esamina quanto possa essere veramente potente la cosiddetta "verità emotiva". La storia è parzialmente ispirata a una mia vera esperienza personale, al mio incontro con un impostore. Al college, il mio insegnante preferito era quello di scrittura: un uomo carismatico e sentimentale che veneravo quasi. Con i suoi lunghi capelli e il suo accento irlandese, ci dispensava giornalmente perle di saggezza in lezioni che spesso registravamo per poi trascriverle. Costui ci raccontava che si era guadagnato da vivere facendo da ghostwriter per una star hollywoodiana di prim'ordine e nessuno di noi metteva in dubbio le sue parole o i dettagli che ci propinava, parole che con il senno di poi appaiono ovviamente ridicole. Quando si è scoperto che era un impostore e che si era costruito un'identità non sua, siamo tutti rimasti disorientati e scioccati. Tante sono le domande che sono nate allora in me. Che impatto aveva avuto quell'uomo? Mi interessava la sua identità vera o la genialità mostrata come insegnante? Se l'ispirazione che mi aveva trasmesso era vera, che importava se era basata su una bugia?".
"Cominciando a raccontare storie con i miei documentari - ha proseguito la Choe - mi sono resa conto di come la verità possa essere rimodellata, messa in scena e resa popolare. Mi sono ad esempio recata in Corea del Nord per ben tre volte negli ultimi cinque anni, girando di nascosto in un posto frainteso da molti e i cui abitanti sono oggetto, secondo i "si dice", a lavaggio del cervello. Il mio obiettivo era semplicemente quello di trovare un legame umano con le persone, molte delle quali sembravano parenti della mia famiglia. Sebbene non avessi intenzioni seconde, mi sono posta domande su cosa potesse essere reale e cosa no: non potevo mai essere sicura di ciò che le persone mostrassero. Anch'io ho dovuto del resto fingere: alle autorità ho raccontato di stare realizzando un videodiario per i miei genitori e di sentirmi vicina ai nordcoreani, come se questi fossero miei fratelli e sorelle. Ho raccontato mezze verità e mezze bugie per sopravvivere ed evitare la detenzione. Mi sono sentita io un impostore. Le ragioni per cui Nancy, la protagonista del film, mente sono complesse. Lo fa per sentire qualcosa di reale e autentico. Desidera con tutta se stessa legarsi a qualcuno e amare. Vuole sentirsi importante e far parte di quella classe sociale a cui ha sempre aspirato, di quel mondo liberale ed elitario che Ellen e Leo, i due genitori sconosciuti, rappresentano. Nancy non è diversa da tutti noi, soprattutto ora che in piena epoca social la nostra immagine è diventata la nostra carta d'identità. Siamo programmati per desiderare "mi piace" in quantità e di conseguenza modelliamo la nostra immagine e il nostro comportamento per ottenerli. Nancy è un prodotto dei tempi moderni: esplora ciò che la verità significa per ognuno di noi in un mondo in cui la narrazione, le opinioni e le emozioni stanno diventando più potenti dei fatti e della ragione".